mercoledì 11 maggio 2011

L'appello degli editori per la scuola pubblica: "Prendiamo sul serio il nostro futuro"


Alcuni editori italiani hanno pubblicato ieri un appello (lo trovate di seguito nel messaggio), intitolato "Prendiamo sul serio il nostro futuro" e finalizzato a riaffermare la centralità dell'istruzione per il futuro del nostro Paese.
Tante le personalità autorevoli che hanno già sottoscritto la lettera: da Stefano Rodotà a Tullio De Mauro, da Gherardo Colombo a Franco Cassano, da Michele Ainis a Ernesto Galli della Loggia.
Ma soprattutto tanti studenti, insegnanti e presidi stanno firmando l'appello, su internet e nelle scuole.


Non fare mancare il tuo assenso: firma al link seguente! E, tramite i tuoi rappresentanti di Istituto, chiedi che la tua scuola aderisca all'iniziativa!
http://www.laterza.it/ns-lettera.asp



Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo


Promossa dagli Editori Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax)Carmine DonzelliFederico Enriques (Zanichelli),Carlo FeltrinelliSandra e Sandro Ferri (E/O)Sergio Giunti e Bruno Mari (Giunti)Alessandro e Giuseppe LaterzaStefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol)Paolo Mieli (RCS)Antonio e Olivia Sellerio

La scuola è risorsa essenziale per il libero sviluppo delle persone e per la crescita sociale, economica, culturale e civile di ogni Paese. In Italia lo è sempre stata: ha reso un insieme di sudditi analfabeti degli antichi stati una comunità di cittadini italiani. Lo è ancora più oggi, in un’epoca in cui il “capitale umano”, l’insieme delle conoscenze di cui disponiamo, è il fattore decisivo per il successo degli individui e delle nazioni.


L’articolo 34 della Costituzione Italiana sancisce inequivocabilmente che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». In passato il diritto dei più deboli nella società italiana è stato garantito soprattutto dall’estensione dell’obbligo di frequenza della scuola pubblica (nella «scuola pubblica» la legge italiana comprende anche le scuole paritarie a gestione privata), e dalla qualità del suo insegnamento, che hanno riscattato dalla miseria milioni di cittadini.


In particolare, la scuola pubblica statale è luogo del pluralismo, affidato a docenti reclutati in base alla propria professionalità e non alle convinzioni politiche, alle fedi religiose o all’appartenenza a qualsiasi gruppo o associazione o categoria. Nel mondo globalizzato è fondamentale conoscere chi è lontano da noi, per saperne cogliere i valori e le potenzialità, e perché altri possano conoscere – a loro volta – i nostri valori e le nostre potenzialità.
La scuola pubblica statale è perciò anche luogo di integrazione tra individui provenienti da diversi ambienti familiari, sociali, culturali. Nella scuola pubblica statale bambini e ragazzi di diversa estrazione sociale imparano ad apprezzare la diversità. Nella scuola pubblica statale il patrimonio culturale della famiglia entra in contatto in modo fertile con quello di altre famiglie.
Questa è la missione della scuola pubblica statale diversa da ogni altra istituzione formativa, che legittimamente si proponga altre finalità a partire da una visuale parziale della cultura, della religione, della società, dell’economia. Se, infatti, è un diritto di ogni famiglia mandare i propri figli a scuola solo insieme a chi condivide la stessa visione del mondo (la libertà di insegnamento è infatti riconosciuta dall’articolo 33 della Costituzione), per il benessere della società nel suo insieme è conveniente e auspicabile che la grande maggioranza dei cittadini abbia una formazione comune ispirata ai valori del pluralismo e della Costituzione.


Per rendere effettivo questo principio lo Stato deve investire più risorse nell’istruzione pubblica statale, consentendo alle istituzioni scolastiche autonome di dotarsi di strumenti adeguati a svolgere la propria missione. Occorrono docenti qualificati e ben retribuiti. Ma occorrono anche edifici ben tenuti, aule attrezzate, laboratori moderni, biblioteche aggiornate.
Purtroppo l’investimento nella scuola pubblica statale è stato inadeguato – ben al di sotto dei livelli medi dei Paesi UE – per gran parte della storia unitaria italiana, al punto che oggi spesso non è in grado di garantire neppure i servizi minimi. Di questa situazione ognuno di noi deve preoccuparsi, perché essa è anche frutto dell’indifferenza.
Dobbiamo tutti fare qualcosa per la scuola di tutti. Non dobbiamo lasciarla sola a chiedere attenzione. Se è vero – come sentiamo continuamente ripetere – che nella scuola si costruisce il futuro dei nostri figli e, quindi, del nostro Paese, nessuno può guardare alla questione «dall’esterno». Chi ricopre cariche istituzionali e politiche deve avvertire la forza dell’opinione pubblica. Chi ha più responsabilità e potere nella società, nell’economia e nella cultura deve essere il primo a impegnarsi.
Facciamo dell’istruzione un tema centrale di discussione tra i cittadini, nelle scuole e in ogni altro luogo di incontro, con la competenza e l’urgenza che la materia necessita.
Firmiamo questa lettera aperta in ogni luogo a partire dalle stesse scuole pubbliche statali.


Prendiamo sul serio il nostro futuro.

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