Tre anni fa, da facili profeti, urlavamo ad un governo sordo che la crisi finanziaria avrebbe scardinato tutte quelle convinzioni arrugginite e bugiarde sulla stabilità della geopolitica mondiale e avrebbe avuto soffocanti ripercussioni nel nostro paese, già in grave bisogno di riforme per l’occupazione e la formazione.
La religione imperante però imponeva, e impone tutt’oggi, ben altro. La politica doveva mantenersi subalterna alle logiche della finanza e delle grandi reti speculative mondiali.
Nel 2008 ci trovavamo a subire esclusivamente colpi di coda di mercati impazziti, oggi assistiamo al commissariamento di interi stati dalla Banca centrale europea, dal fondo monetario internazionale e dalle agenzie di rating, e se solo pochi mesi fa nessuno riteneva plausibile il default di uno stato membro della zona euro, oggi la BCE dichiara possibile un fallimento controllato della Grecia, vessata dagli incessanti bollettini interessati delle Agenzie di Rating.
Da questo quadro confuso e precario, che le destre europee hanno contribuito a disegnare dagli anni ottanta ad oggi, non si possono più estrapolare soluzioni con le stesse ricette che ci hanno portato fin qui, pretendendo credibilità e rigore, a scapito di giustizia sociale, crescita e futuro.
Il Governo da 5 in condotta
In tutto ciò il nostro governo, di nota peculiarità, nel frattempo millantava stabilità e tenuta sociale, mentre oggi le foto e i video delle piazze calde delle nostre città, i licenziamenti orizzontali, le migrazioni all’estero di centinaia di piccole, medie e grandi imprese, denunciavano quanto scientemente sbagliata e pericolosa fosse la loro analisi.
Nel 2008 come negli anni a seguire scottavamo il dazio di un esecutivo interessato a promuovere politiche privatistiche, elitarie, giudiziarie, populiste e antidemocratiche; un governo che strizzava l’occhio ai mercati e all’alta finanza, dividendo i sindacati, abbandonando gli studenti e licenziando dalla storia un’intera generazione, condannata ai margini del proprio paese.
Nel frattempo la stessa maggioranza e lo stesso esecutivo hanno cambiato numeri, facce, pesi, diventando così deboli da non riuscire neanche a scrivere una finanziaria valida per due o tre giorni, privi di credibilità, mancanti ai propri impegni al punto da vederci interamente commissariati dalla Banca Centrale Europea, motivo che deve spingerci ad una seria riflessione su quanto la politica dell’UE stia giocando un ruolo marginale, anziché omogeneamente attivo nei fenomeni internazionali in campo, a favore di una banca e abdicando ai propri valori.
Noi studenti dobbiamo essere capaci di raccontare un’altra storia, di raccogliere l’invito all’unità dello Sciopero Generale del 6 Settembre, portando avanti le vittorie ottenute in primavera con il referendum. Vogliamo un effettivo diritto di cittadinanza nell’elaborazione dell’alternativa democratica, politica e culturale, capace di raccogliere le richieste di un fronte di disagio ampio, sfilacciato e allo stremo; vogliamo armonizzare il frastuono di questo passaggio cruciale della storia, dando obiettivi politici al movimento per disinnescare l’esasperazione della violenza, rivendicando allo stesso tempo il valore di stare nelle piazze.
Abbiamo chiaro quanto la politica dei tagli, dell’austerità, della meritocrazia e della gerarchizzazione dei saperi abbiano messo in ginocchio la scuola, l’università e la ricerca nel nostro paese.
L’abbandono scolastico aumenta; un istituto su tre è a rischio; abbiamo un tasso di disoccupazione altissimo nelle giovani generazioni mentre i nostri laureati sono di meno rispetto agli altri paesi dell’unione europea; in media solo il 30% del bagaglio culturale di un ragazzo è appreso all’interno della scuola; il diritto allo studio non è sostanzialmente garantito in termini di emancipazione culturale e sociale, di trasporti, di accesso ai luoghi del sapere del nostro paese.
Eppure da Viale Trastevere il Ministro Gelmini si accontenta dell’aumento del numero dei bocciati, del ritorno al passato verso la scuola del rigore, che esclude anziché includere, che lascia a piedi i ragazzi anziché dar loro un’altra possibilità di crescita, che chiude le porte dell’ascolto e dell’interazione, che ghettizza gli immigrati, investendo chiaramente in una lotta fra poveri, che apre le porte all’omofobia e alla volgarità della diffidenza. È medievale.
Voi il buio del presente, Noi la luce del Futuro
Il 7 Ottobre la Federazione degli Studenti, insieme a tutte le altre associazioni studentesche del nostro paese, scenderà in piazza ovunque per lanciare un appello generazionale, per chiedere alla politica di interagire con noi, senza strumentalizzazioni di sorta, per fare proprie le nostre proposte, per riscattare una generazione condannata all’adolescenza.Crediamo che non esistano scuole di seria A o di serie B, ma anzi che proprio professionali e tecnici incarnino oggi l’esigenza vitale di “sapere e saper fare”. Riteniamo essenziale aprirsi ai cambiamenti del nuovo mondo, investendo su internet, per l’immensità del sapere che porta con sé e poiché un ragazzo deve essere capace di sfruttarla con senso critico.
La scuola non deve rinchiudersi nell’egocentrismo dell’autosufficienza e tornare ad aprirsi, ad essere palestra di cultura, di cittadinanza e formazione. Deve essere il pilastro per la società della conoscenza, in cui la cultura e la formazione al lavoro e all’essere siano garantiti tutto l’anno e tutta la vita.
È il tempo di pensare e guardare lontano, di ridare valore alla politica, non spegnendoci nel presente. Incarniamo la speranza, lavoriamo all’alternativa.
Federazione degli Studenti
Studenti progressisti-Club dello Sperma Fortunato
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