lunedì 10 ottobre 2011

La scuola in testa

Amici! 

Vi invitiamo a leggere "GD News", il nuovo giornalino dei Giovani Democratici di Tito. La prima uscita, pubblicata oggi, ha come argomento proprio la scuola.


In questo primo numero, tra gli altri articoli, ne trovate uno del Resp. Scuola e Università dei Giovani Democratici di Basilicata, Michele Masulli. Lo pubblichiamo di seguito. 



GD, LA SCUOLA IN TESTA



Inizia il nuovo scolastico, e puntuale arriva l’ultimo rapporto Ocse a fotografare il sistema di istruzione dei paesi industrializzati. Gli italiani, già da qualche anno avvezzi a vedere la scuola del proprio Paese in fondo alle classifiche dei report internazionali, ottengono un’ennesima, triste conferma. Se i paesi Ocse investono in media il 6,1% del loro PIL in istruzione, l’Italia si ferma ad un 4,8% (meno di noi solo Slovacchia e Rep.Ceca) che probabilmente sarà ulteriormente ridotto, secondo quanto stabilito nell’ultimo Documento di Economia e Finanza; una scelta, quest’ultima, che come tutte le politiche di taglio sull’istruzione messe in opera dal duo Gelmini-Tremonti, si pone in netta controtendenza con quanto deciso dai governi dei maggiori paesi sviluppati. Solo per citare gli ultimi avvenimenti, Obama, pur in una drammatica manovra finanziaria da 300 miliardi di dollari, che ha visto gli USA sull’orlo del default, ha previsto maggiori fondi sia per le strutture scolastiche sia per gli insegnanti; se consideriamo, poi, che anche la Germania è arrivata, da patria dello Stato sociale, a ridurre gli ammortizzatori per la crisi economica, pur di non toccare gli stanziamenti nel comparto dell’istruzione, abbiamo la misura di quanto a livello internazionale sia diffuso il senso dell’imprescindibilità dell’investimento sulla scuola, per il progresso civile, sociale ed economico del proprio Paese, e di quanto questo senso comune sfugga all’esecutivo Berlusconi.

 Ma attenzione: se è la destra italiana a disinvestire, maltrattare, anche a vilipendere la scuola statale italiana e chi vi lavora, sicuramente la consapevolezza del valore che il sistema di istruzione riveste per la vita delle persone e delle nazioni è un punto fermo non solo per le forze politiche di opposizione, ma anche per parte sempre più larga della società italiana.
Come sentiamo l’importanza di una cosa posseduta da sempre solo nel momento in cui essa viene a mancare, così il popolo italiano, quasi dimentico di quali conquiste di progresso e civiltà abbiano costituito per il proprio Paese la scuola pubblica, l’alfabetizzazione di massa, l’integrazione dei disabili, si è accorto della rilevanza della propria scuola solamente quando i continui attacchi dell’attuale governo ne hanno minato una serena esistenza ed il ruolo nella nostra nazione. Le manifestazioni dello scorso autunno hanno rivelato questa improvvisa presa di coscienza: non solo gli addetti ai lavori, studenti e sindacati della scuola, ma un arco più ampio del popolo italiano ha dimostrato la contrarietà ai tagli della Gelmini e si è battuto perché la scuola non fosse l’ultimo punto nell’agenda del governo Berlusconi: su tutti, i ceti medi e bassi, quelli che hanno sempre visto nella scuola un importante ascensore sociale, un mezzo con cui i propri figli potessero scegliere il proprio posto nella società e affermare sé stessi, e che ora si accorgono che questa funzione di mobilità sociale viene sempre più meno sotto i colpi della scure gelminiana.

All’inizio di un anno scolastico che sappiamo essere già in partenza il più difficile da affrontare per studenti, famiglie e insegnati, poiché andranno a regime i tagli integrali della famigerata legge 133 e la “riforma storica” delle scuole superiori, è necessario ripiegarsi ad analizzare lo stato attuale della scuola italiana ed elaborare proposte sui temi centrali per il suo rilancio: qualità dell’insegnamento (ancora più importante al Sud!), edilizia scolastica e infrastrutture, diritto allo studio, innovazione dei metodi e dei supporti della didattica, europeizzazione della scuola, abbandono e dispersione scolastica, orientamento in entrata ed uscita, alternanza scuola lavoro e rivalutazione degli istituti tecnici e professionali, dimensionamento scolastico, integrazione delle disabilità e dei “nuovi italiani”, gli immigrati di seconda generazione, precarietà e valorizzazione del corpo insegnante: innumerevoli i temi da affrontare, le istanze e le proposte da portare avanti per chi, come recitava una slogan del Partito Democratico, pone “la scuola in testa” alla lista delle priorità da affrontare.
Ai Giovani Democratici, al PD, a tutte le forze politiche e sociali che in questi anni e negli ultimi mesi sono stati parte di una vera propria “Coalizione della conoscenza e della democrazia”, a tutti coloro che sono convinti la cultura sia strumento imprescindibile per dare senso alle cose e al mondo e che la scuola sia insostituibile volano di mobilità sociale, sviluppo economico e  costruzione della cittadinanza democratica, tocca non desistere dal continuare a portare alto il valore della conoscenza e la consapevolezza della rilevanza dell’investimento in istruzione, formazione e ricerca, con la cura di non scadere in quella “retorica dei tagli” che spesso indebolisce il fronte della proposta: è necessario rimarcare, come è stato fatto anche in questo articolo, l’esiguità degli stanziamenti dello Stato italiano per l’istruzione, ma altrettanto importante attrezzarsi perché la pars construens si ponga all’altezza delle sfide a cui il sistema di istruzione italiano, come per tutti i Paesi che non vogliono rinunciare al loro futuro, è chiamato a rispondere. Noi saremo sempre quelli che, insieme a Nelson Mandela, pensano che “l’istruzione e la formazione siano le armi più potenti per cambiare il mondo”.



Michele Masulli
                                                                                                      Resp. Scuola e Università GD Basilicata

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